Facilitare il cambiamento: 10 strategie

1 strategia – Questioni di consapevolezza: il cambiamento è una costante della vita

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La prima cosa da conoscere e da considerare è che il cambiamento è una costante della vita. Fa parte del DNA di ogni uomo e della storia del mondo. Pensiamo alle cellule del nostro corpo, che nascono e muoiono ciclicamente per permetterci di sopravvivere; ai nostri bisogni e obiettivi, che si modificano in continuazione lungo le diverse fasi del ciclo di vita, dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta, alla vecchiaia; all’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, ai prodotti della terra prima acerbi poi maturi; alle rivoluzioni e alle grandi scoperte e invenzioni, che hanno punteggiato la storia e hanno permesso all’uomo di evolversi, aprirsi nuovi orizzonti, aumentare il benessere e la qualità della vita. Tutto intorno e dentro di noi muta e si evolve, inesorabilmente.

2 strategia – Sviluppa la flessibilità: “l’acqua vince su tutto perché si adatta a tutto”

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Se il cambiamento è presenza costante della vita, occorre acquisire confidenza e imparare ad adattarvisi, visto che esso si verificherà comunque. Alcune volte il cambiamento sarà imposto e nulla potremo fare per resistervi: in questi casi dovremo essere capaci di cavalcarlo e restare flessibili e morbidi. In altri casi, invece, dovremo essere noi per primi a prendere l’iniziativa e a «fare accadere» il cambiamento o almeno a metterci nella posizione per favorirlo, perché è solo abitando situazioni differenti che possiamo aprire porte su nuovi orizzonti di crescita. Insomma, chi sa come cambiare e quando adattarsi al cambiamento ha numerosi vantaggi che non possiede chi fatica ad adeguarsi alle situazioni che la vita ci obbliga ad affrontare. In questo senso, può essere utile tenere a mente le parole di Lao Tse, filosofo cinese del V secolo; “l’acqua vince su tutto perché si adatta a tutto”.

3 strategia – Esci dalla zona di comfort… e prova a cambiare

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C’è da dire che molte persone sono terribilmente spaventate dal cambiamento. La maggior parte di noi infatti ha la tendenza a rimanere entro i confini della cosiddetta “zona di comfort”, ossia tutte quelle routine e quei meccanismi conosciuti e ormai familiari su cui esercitiamo un controllo. Tutto ciò che è al di fuori di questa zona, e che dunque implica la messa in discussione di abitudine consolidate, viene avvertito come pericoloso perché ignoto, forse rischioso o forse no, ma comunque ancora tutto da sperimentare. Eppure, per evolvere, realizzare i nostri bisogni più autentici e creare valore in quello che facciamo occorre proprio accettare di uscire dalla nostra zona di comfort. Ciò può essere fatto a cominciare dalle piccole cose, inserendo piccole deviazioni nelle nostre routine: cambiando il percorso mentre andiamo al lavoro o assaggiando nuovi cibi rispetto a quelli che mangiamo abitualmente. Un altro fatto importante è che quando avviene un cambiamento nella nostra vita, ci affrettiamo a etichettare la nuova situazione come ‘buona’ o ‘cattiva’, ‘una fortuna’ o ‘una sfortuna’. Ad esempio, potremmo giudicare un cambiamento sul lavoro – come l’arrivo di un nuovo superiore al posto di quello precedente – come qualcosa di negativo, timorosi delle modifiche che ciò potrà portare alla nostra condizione. Così facendo, anticipiamo negativamente gli eventi e sperimentiamo emozioni di ansia e apprensione quando, a ben vedere, non è possibile conoscere a priori le conseguenze di un cambiamento. Anzi, quante volte abbiamo giudicato come catastrofico qualcosa che poi si è rivelato un’occasione di crescita?

4 strategia – Per cambiare gli altri, cambia te stesso

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Lungo la strada che porta al cambiamento, possiamo imbatterci in “alibi”, cioè scuse che inventiamo per rimanere ancorati alle nostre abitudini, magari scomode e disfunzionali, ma rassicuranti perché conosciute. Tra i vari alibi, il più frequente è sicuramente quello secondo cui sono gli altri a doversi modificare al nostro posto. Ad esempio, in una coppia che litiga spesso per lo stesso motivo, poniamo la gestione della casa, uno dei due potrebbe continuare a lamentarsi dell’atteggiamento del partner, aspettandosi che sia l’altro a modificarsi. A ben vedere, però, il modo più veloce ed efficace per modificare i comportamenti degli altri è lavorare su se stessi; questo perché in ogni sistema, se si modifica un elemento interno, anche gli altri ne vengono influenzati in quanto irrimediabilmente interconnessi. Ecco perché, nell’esempio precedente, è fondamentale non intestardirsi per modificare chi ci è vicino, ma provare noi per primi a modificare alcuni nostri atteggiamenti e vedere cosa succede.

5 strategia – Come cambiare.. in 5 minuti

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Quanto è ripida la strada verso il cambiamento? Quando cerchiamo di percorrerla, ci pare sempre lunga e difficile, e questo può condurci ad inventare scuse e giustificazioni per procrastinare il da farsi. Ad esempio, se il cambiamento che vogliamo generare riguarda il pulire a fondo la casa, possiamo farci scoraggiare dalla mole di lavoro che ci aspetta: lavare i piatti, mettere in ordine la scrivania, pulire il bagno e tutte le altre stanze. Sembra tutto così lungo e difficoltoso che possiamo rischiare di abbandonare l’intento. Cosa fare allora in questi casi? Inizio con svelarti una cosa, e cioè che, all’interno dei processi di cambiamento, la cosa più difficile è compiere il primo passo. Dunque ti segnalo una strategia chiamata “minimizzare il cambiamento”. In cosa consiste? Nell’esempio della pulizia della casa, posso pensare di impostare un timer da cucina e di darmi da fare per la durata di 5 minuti, al termine dei quali potrò anche smettere. Ora è più semplice alzarsi e compiere il primo passo! Se inizio a pulire la scrivania, mi rendo conto che non è poi così traumatico: ritrovo vecchi documenti dimenticati, lo spazio è pulito e ordinato e questo mi gratifica. Quando suonerà la sveglia sarò più facilitato a continuare a pulire anche il resto della casa, ma, se dovesse andare male e decidessi di fermarmi con le pulizie, al peggio avrò la scrivania in ordine!

6 strategia – La paura di fallire come freno del cambiamento: sbaglia in fretta

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Uno dei freni del cambiamento è sicuramente la paura di commettere errori. Viviamo infatti in una società dove l’errore viene percepito come qualcosa di cui vergognarsi, un segno di inadeguatezza, fragilità e incompetenza. Negli Stati Uniti, invece, vige una mentalità molto diversa dalla nostra e non è un caso che uno dei modi di dire che si utilizza molto oltreoceano sia ‘fail fast’, ossia ‘sbaglia in fretta’: l’errore, a ben vedere, è il primo passo necessario per apprendere e imparare. Di più: l’errore è condizione essenziale per ogni grande successo. Dunque, se vuoi avere successo rapidamente, comincia subito a collezionare insuccessi.

7 strategia – La crisi come opportunità

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Nella visione comune, la crisi sembra essere qualcosa di disastroso e inevitabile, davanti alla quale siamo destinati a soffrire inermi. Qualcosa, insomma, di molto negativo. In realtà, la parola rimanda etimologicamente al concetto di “scelta/valutazione/riflessione” e può dunque suggerire anche una sfumatura positiva, in quanto ci comunica che è necessario ripensarsi e reinventarsi perché così non è più sostenibile andare avanti. Essa, insomma, diviene presupposto necessario per un miglioramento e un progresso altrimenti impossibile. Pensiamo ad esempio alla “crisi di coppia”, che permette di rinegoziare delle regole tra i partner per trovare un nuovo accordo più funzionale. Allora la prossima volta che ti trovi davanti a una situazione di crisi, prova a chiederti: «A quali opportunità apre la porta questo periodo di cambiamento? Quali opportunità non riesco a vedere?».

8 strategia – Un obiettivo formulato correttamente promuove il cambiamento

Chemins de vie

Fondamentale per promuovere un cambiamento desiderato è avere in mente un obiettivo. Questo è abbastanza intuitivo. Tuttavia, ci sono alcune regole che occorre tenere presenti per formulare un obiettivo efficace. Ne ho selezionate 3 imprescindibili, vediamole con un esempio: ammettiamo di voler perdere qualche kg di troppo prima delle vacanze estive. Come formulare correttamente l’obiettivo?

1) l’obiettivo deve essere formulato in maniera precisa e deve essere misurabile. Per quanto riguarda la precisione, l’obiettivo ‘voglio fare una dieta’ non è ben formulato in quanto troppo vago: il nostro cervello ha bisogno di informazioni precise per poter mettere in moto quei meccanismi che ci portano a raggiungere un risultato. Meglio specificare: ‘Voglio arrivare a pesare xx (peso desiderato)’. Questo obiettivo è ben formulato anche perchè misurabile, cioè tale da permettere alla persona di capire in termini quantitativi se è stato raggiunto o quanto manca al suo raggiungimento.

2) l’obiettivo deve essere espresso in termini positivi. Questo punto è fondamentale. La formulazione ‘NON voglio più mangiare schifezze’ è altamente controproducente. Il nostro cervello, infatti, non riconosce le negazioni. Se dico ‘non devo pensare ad un elefante rosa’, quello che farò sarà attivare lo schema semantico ‘elefante’, poi processerò l’attributo ‘rosa’, dopodiché mi dovrò dire che non ci devo pensare. Insomma, per non pensarci, ho dovuto pensarci. In maniera analoga il pensiero ‘non mangiare schifezze’ equivale ad una attivazione continua del pensiero ‘mangiare’ e ‘schifezze’. Come prima, meglio dire ‘voglio mangiare sano’ oppure, ancora meglio, ‘voglio arrivare a pesare xx kg’

3) l’obiettivo deve essere sotto il controllo individuale, niente deve dipendere da fattori esterni che non è possibile controllare in prima persona. Obiettivi che implicano il cambiamento di altre persone sono destinati a fallire in quanto non è possibile controllare la volontà di un’altra persona ma solo la propria. Esulando dall’esempio del peso ed entrando in ambito lavorativo, l’obiettivo ‘voglio che il mio capo smetta di rispondermi male’ non e’ formulato efficacemente. E’ necessario in questo caso riformularlo concentrandosi sulla parte che è sotto la diretta responsabilità della persona, ad esempio ‘voglio imparare ad essere meno permaloso con il mio capo’.

9 strategia – Fissare una scadenza temporale accelera il processo di cambiamento

NUOVA VITA AAA

Un altro aspetto fondamentale per realizzare un obiettivo e promuovere così un cambiamento desiderato è darsi una scadenza temporale. A questo proposito, ci viene in aiuto la cosiddetta Legge di Parkison, descritta da Cyril Northcote Parkinson negli anni ’60, e secondo cui “il lavoro si espande fino ad occupare tutto il tempo disponibile; più è il tempo e più il lavoro sembra importante e impegnativo”. Ciò significa, in altre parole, che “più tempo si ha a disposizione, più se ne spreca”. Un esempio pratico? Vi è mai capitato di apprendere che la scadenza per un lavoro che avevate praticamente finito era stata posticipata, ma avete comunque lavorato fino alla sera precedente? La buona notizia è che la legge funziona anche al contrario: quando il tempo scarseggia, si lavora con maggiore efficacia e il processo di cambiamento subisce un’accelerazione spontanea. Quando ricevete incarico o fissate obiettivo, la strategia più funzionale consiste dunque nel porsi una scadenza che sia commisurata al carico del lavoro (niente scadenze impossibili!), ma sufficientemente limitata nel tempo.

10 strategia – Una modesta trasgressione fa bene alla psiche

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La maggior parte delle persone è spesso esageratamente spaventata dalla parola “trasgressione”. Tendiamo a percepire la trasgressione come qualcosa di rischioso, pericolosamente anti-convenzionale e irrispettoso. Al contrario, concedersi ogni tanto di “colorare fuori dai contorni” e agire saltuariamente in modi che abitualmente definiremmo “sconsiderati” può rivelarsi una buona cosa per la nostra psiche. Certamente le trasgressioni devono essere modeste, in linea con i nostri principi e non devono creare danni rilevanti: tingervi i capelli di un colore inusuale anche se qualcuno vi guarderà male, imbucarvi con nonchalance ad una festa privata o intrattenervi per strada a parlare con uno sconosciuto sono alcuni esempi di piccole trasgressioni salutari. Evadere temporaneamente dalla nostra routine può farci assaggiare un nuovo stile di vita, migliorare l’umore, donarci una sensazione di libertà, riattivare il nostro flusso creativo e produrre fantastici ricordi.